Il “monitoraggio” al giorno d’oggi non è solo una parola intesa per “controllo”, anzi è un’arma in più per la sicurezza in una situazione in cui la distanza e la protezione sono diventati un binomio imprescendibile.
Si ha la necessità perciò di organizzare nuovamente ogni settore specialmente se pubblico, come quello della Sanità in cui i pazienti, gli assistenti sanitari e i dottori hanno bisogno di un nuovo standard di sicurezza per garantire il lavoro e la guarigione senza ulteriori complicazioni dovute proprio a questo nuovo nemico invisibile.
È stato collaudato perciò dal Centro di Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione Cardiaca (CESC) del Policlinico Umberto I di Roma un nuovo protocollo per la gestione assistenziale dei pazienti portatori di Dispositivi Cardiaci Impiantabili (CIED) che si basa proprio su quella parola chiave già prima menzionata: il Monitoraggio Remoto o MR.
Quali sono i vantaggi e che risultati sono stati raggiunti da questo nuovo protocollo?
Sicuramente bisogna anticipare che non è una novità anzi, ormai è un decennio che viene applicato rigorosamente per evitare le visite ambulatoriali e al tempo stesso consentire diagnosi sempre più precoci di aritmie atriali e ventricolari, di riacutizzazioni di scompenso cardiaco e anomalie di elettrocateteri o batteria. Ma con il Covid diffuso ormai per tutto il territorio italiano e Mondo, tutto questo assume un valore decisamente più importante e fondamentale per la lotta contro il virus.
I risultati ottenuti con questo modello orgnizzativo dei pazienti con il dispositivo cardiaco impiantabile sono tutt’altro che banali e qui di seguito elencati mentre le analisi precedenti alle conclusioni potete trovarle sul sito Cardiolink:
- i pazienti hanno rivelato uno stato d’ansia molto minore non dovendo recarsi in un ambiente potenzialmente contagioso.
- il 93% dei pazienti appena introdotti nella telemedicina ha eseguito la prima trasmissione manuale entro 48 ore dalla consegna del modem dimostrando un elevato grado di efficienza della nuova organizzazione ambulatoriale
- Nonostante il numero elevato di trasmissioni, sono state necessarie poche visite urgenti mantenendo inalterati gli standard assistenziali
In conclusione, questo protocollo ha permesso di gestire in tutta sicurezza i pazienti presso il proprio domicilio durante la pandemia COVID19. Con l’esperienza del lockdown italiano è quindi lecito poter ritenere efficace questo modus operandi anche con ampie popolazioni, senza intaccare la qualità assistenziale e riducendone anche i costi.