Le “tempeste del cuore” sono delle scariche di aritmie cardiache difficilmente curabili con farmaci e defibrillatori.
Centinaia di italiani all’anno (circa 750) ne soffrono le gravi conseguenze, mentre altrettanti (15.000 portatori di defibrillatori) ne soffrono decine di volte al mese compromettendo la qualità della loro vita.
Come anticipato i metodi canonici per ovviare questo problema non sono contemplati dal momento che non lo risolvono, ma proprio durante la pandemia l’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar ha voluto testare la nuova tecnica: la radioterapia stereotassica ablativa, meglio conosciuta come STAR, cioè una terapia utilizzata solitamente per la cura dei tumori, per nulla invasiva, in grado di eliminare il cortocircuito nel tessuto cardiaco dove nasce la tempesta cardiaca riportando il cuore a funzione normale.
Il risultato? La terapia funziona, tutti i pazienti coinvolti per i test Star stanno bene e non invadendoli, raggiungendo un nuovo metodo in grado di diminuire il rischio perché molti dei pazienti hanno cartelle cliniche con infarti pregressi e aritmie frequenti.
“Sicuramente serviranno dati più importanti per accertare il nuovo metodo” spiegano Giulio Molon direttore della Cardiologia dell’ IRCCS, e Filippo Alongi, direttore della Radioterapia Oncologica Avanzata del Don Calabria “ma la STAR ha aperto una nuova prospettiva che nel tempo potrà dare sempre maggiori risultati nella cura delle gravi cardiopatie”.