Infezioni dispositivi cuore, in Italia record ‘superbatteri’

Valori maggiori rispetto a media europea per tutti i germi

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L’Italia ha un rischio maggiore rispetto agli altri paesi europei di infezioni resistenti agli antibiotici e questo si ripercuote negativamente anche nell’impianto di dispositivi cardiaci elettronici (Cied ) come i pace-maker e i defibrillatori. Il dato è contenuto nell’ultimo numero della rivista Infezioni Protesiche, edita a San Lazzaro (Bologna) da Trx Italy, dedicato al tema dei ‘Superbug’.
“Relativamente ai germi più frequentemente in causa nelle infezioni dei Cied l’Italia mostra secondo l’Ecdc una prevalenza di ceppi “difficili” sempre sensibilmente al di sopra della media europea, e in particolare dei Paesi più virtuosi del Nord Europa – scrive in uno degli approfondimenti della rivista, edita da Trx Italy, Marcello Tavio, infettivologo degli Ospedali Riuniti di Ancona -. Nello specifico, la prevalenza di Staffilococco Aureo resistente alla meticillina (Mrsa) nel 2017 è nell’ordine del 34% degli isolati da malattia invasiva; nel caso di Enterococcus facalis il 46% dei ceppi isolati presentava un alto livello di resistenza alla gentamicina; nel caso di E.
faecium, la percentuale di resistenza alla vancomicina è nell’ordine del 14%, vicina alla media europea, ma con un trend sfavorevole”.
La rivista, che ha una nuova veste grafica ed è diretta da questo numero dal giornalista Giampiero Moscato, dedica diversi approfondimenti al tema. “Si intravvede un preoccupante futuro ‘post-antibiotico’ – scrive Moscato -: un giorno si potrebbe non essere più in grado di fare interventi chirurgici importanti, trapiantare organi, impiantare protesi dell’anca o valvole cardiache. Le colpe sono da ricercare in vari ambiti. Ma la principale sta proprio dove non dovrebbe esistere: gli ospedali”.
Una delle possibili contromisure, spiegano gli esperti sulla rivista, è stata trovata dallo studio Wrap-It, pubblicato dal New England Journal of Medicine, che ha dimostrato che utilizzare Cied ricoperti da una ‘tasca’ trattata con antibiotici può ridurre le infezioni del 40%.

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Da www.ansa.it