Simit: 5.000 – 7000 decessi all’anno per infezioni nosocomiali, con un costo di oltre 100 milioni di euro
[8 Aprile 2015]
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), «la resistenza agli antibiotici da parte dei microrganismi rappresenta un problema sempre più grave per la salute pubblica. Molti governi in tutto il mondo hanno iniziato a prestare attenzione ad un problema in grado di mettere a rischio i successi ottenuti negli ultimi decenni con la medicina moderna». E la Società italiana malattie infettive e tropicali (Simit) mette in guardia: «I progressi conseguiti nell’ambito della batteriologia ed immunologia e la scoperta prima dei sulfamidici negli anni Trenta e quindi degli antibiotici (penicillina) negli anni Quaranta, hanno contribuito a diffondere l’illusione che le infezioni ospedaliere potessero essere definitivamente eradicate. Tale illusione si è subito rivelata falsa: le infezioni ospedaliere hanno continuato a rappresentare la più frequente “complicanza” ospedaliera e il loro trend, in assenza di programmi di controllo, è in continuo aumento».
Il rapporto presentato oggi dallaSimit sottolinea «E’ stato valutato che in media il 5% dei pazienti ospedalizzati contrae una infezione durante il ricovero e dal 7% al 9% dei pazienti ricoverati ad un dato momento è infetto. Negli Stati Uniti le infezioni ospedaliere allungano in media la degenza di 4 giorni, contribuiscono a 20000-60000 decessi annui comportando una spesa annua di 2-10 miliardi di dollari. Nei Paesi della Unione Europea, circa 25.000 pazienti muoiono annualmente come conseguenza di infezioni da germi multiresistenti, con un costo associato di 1,5 miliardi di euro. In Italia sono stimati 5000-7000 decessi annui riconducibili ad infezioni nosocomiali, con un costo annuo superiore a 100 milioni di euro».
Le cause alla base dell’antibioticoresistenza sono molte, ma secondo la Simit «un ruolo particolare lo gioca l’uso inappropriato di antibiotici. Il largo uso che ne è stato fatto negli ultimi 60 anni in medicina umana, medicina veterinaria, in zootecnia e persino nell’agricoltura ha esercitato e continua ad esercitare una potente azione selettiva nei confronti dei batteri, che per sopravvivere sono costretti a mutare. L’uso inappropriato di questi farmaci rischia di disperdere una risorsa preziosa non immediatamente rinnovabile: negli ultimi anni l’industria farmaceutica ha registrato un numero sempre più limitato di nuove molecole antibiotiche, per cui già oggi è difficile trattare efficacemente alcuni microrganismi multiresistenti agli antibiotici disponibili».
Il presidente Simit, Massimo Andreoni, aggiunge che «Un altro fattore importante nella diffusione dell’antibioticoresistenza è rappresentato dalla trasmissione di infezioni sostenute da microrganismi antibioticoresistenti, soprattutto in ambito assistenziale (ospedali, strutture di lungodegenza, ecc.), ma anche sul territorio (ad es. tubercolosi multiresistente). L’adozione di misure efficaci a prevenire la trasmissione delle infezioni correlate all’assistenza consente di limitare la diffusione di questi ceppi ad altri pazienti ed alla comunità».
In Italia il fenomeno dell’antibioticoresistenza è decisamente più preoccupante che in altri Paesi: «Il consumo di farmaci antibiotici in ambito umano è uno dei più alti in Europa e l’Italia è, inoltre, in controtendenza: in diversi paesi il trend si è generalmente invertito. In Italia, invece, si era rilevata una iniziale riduzione dei consumi in ambito territoriale, ma nel 2013 si è di nuovo osservato un aumento significativo del consumo di antimicrobici (+5,2%); anche il consumo di antibiotici in ambito veterinario è fra i più elevati in Europa; il consumo di soluzioni idroalcoliche per l‘igienizzazione delle mani, aspetto centrale della prevenzione della diffusione dei batteri antibiotico-resistenti, è fra i più bassi in Europa; è attualmente in corso un’epidemia a livello nazionale di infezioni da Enterobacteriaceae produttrici di carbapenemasi, in particolare Klebsiella pneumoniae, il cui tasso di resistenza ai carbapenemi è passato fra il 2009 ed il 2012 dall’1,7% al 29%; la diffusione di numerosi germi multiresistenti, quali Staphylococcus aureus meticillino-resistente, Acinetobacter baumanni ePseudomonas aeruginosa multiresistente, è un problema rilevante in molti ospedali; le multiresistenze si stanno rapidamente diffondendo anche al di fuori delle strutture sanitarie».
Le infezioni da germi multiresistenti possono colpire chiunque ma i più a rischio sono gli anziani, gli immunodepressi e chi è stato sottoposto ad un intervento chirurgico.
Andreoni sottolinea che «I grandi progressi della medicina in questi ultimi anni che hanno permesso di ottenere risultati impensabili in termini di sopravvivenza grazie ai trapianti e alle chemioterapie dei tumori certamente ha aumentato la numerosità di persone fragili a rischio di infezione. Le manifestazioni cliniche più rilevanti sono polmoniti, infezioni urinarie, infezioni delle ferite chirurgiche e del catetere venoso con quadri di sepsi. Certamente il tempo di degenza e la durata di trattamenti antibiotici sono i fattori principali che si correlano al rischio di infezione».
Le infezioni ospedaliere sono, almeno in parte, prevenibili con l’adozione di pratiche assistenziali “sicure”, che sono in grado di prevenire o controllare la trasmissione di infezioni, comporta la riduzione del 35% almeno della frequenza di queste complicanze. Per questo, la infezioni ospedaliere sono un indicatore della qualità dell’assistenza ospedaliera.
La Società italiana malattie infettive e tropicali conclude: «Per controllare la diffusione delle resistenze è assolutamente necessario intervenire adottando anche in Italia strategie che si sono dimostrate efficaci in altri paesi europei. Tali strategie sono mirate a promuovere l’uso appropriato di antibiotici in tutti gli ambiti (ospedale, territorio, veterinaria) i cosiddetti interventi di antimicrobial stewardship, e a limitare la diffusione dei germi multiresistenti, in particolare attraverso la corretta igiene delle mani e le altre procedure igieniche per il controllo della trasmissione degli agenti infettivi in ambito sanitario».